giovedì 22 aprile 2010

Cambio di direzione


In casa Juventus è di nuovo tempo di una rifondazione che, parziale o meno, arriverà a toccare un po' tutti i settori della società torinese. Dopo la stagione disastrosa, iniziata con i sogni scudetto e affidata al Guardiola italiano Ciro Ferrara, il progetto juventino è pian piano affondato insieme anche, quasi sicuramente, al minimo obiettivo stagionale: la qualificazione alla prossima Champions League. Con una juve fuori dai giochi scudetto e dalla Champions già a Dicembre e una eliminazione dalla Coppa Italia un mese dopo, sono arrivati inevitabili i primi scricchiolii di una barca che già aveva imbarcato troppa acqua ed ecco, per rimanere nella metafora marinara, arrivare il traghettatore Zaccheroni che, si vociferava già all'epoca, avrebbe dovuto portare la Juve nelle mani del tecnico spagnolo Rafa Benitez, ancora oggi obiettivo numero uno del club e di John Elkann, che ha commissionato di persona Bettega di portare a tutti i costi il manager madrileno alla guida della squadra per la prossima stagione. Ma non si fermano qui i sempre più probabili stravolgimenti dello staff bianconero nella stagione a venire, difatti lo stesso Blanc non è sicuro del proprio posto per il prossimo anno, al massimo potrà ambire al ruolo di presidente con una parte molto marginale nel mercato del club e una visione più improntata sul piano finanziario che su altro. Rischia tanto anche Alessio Secco, vicino all'addio già la scorsa estate ma poi confermato dopo l'acquisto di Diego per tempo e a una cifra che all'epoca faceva sorridere, il suo posto, mansione più mansione meno, dovrebbe prenderlo Giuseppe Marotta, "liberato" dal presidente della Samp che ha definito un'offerta della Juve irrinunciabile per un dirigente come Marotta a questo punto della sua carriera, ecco quindi che Marotta andrebbe ad occuparsi della gestione degli acquisti dei colpi di mercato individuati dal nuovo tecnico-manager che risponde al nome proprio di Rafael Benitez, dopo i numerosi blitz a Liverpool di Roberto Bettega, che manterrà il suo ruolo, il tecnico spagnolo si è definitivamente convinto a guidare la Juventus per le prossime cinque stagioni, a lui il compito anche di individuare i colpi di mercato giusti per il bene della squadra bianconera che poi toccherà a Marotta appunto ingaggiare al prezzo e alle condizioni più vantaggiose per il club. Il tecnico spagnolo proporrà molto probabilmente un 4-4-2 o un 4-4-1-1 sulla falsariga di quello usato a Liverpool, con Diego o Del Piero a fare le veci di Gerrard, per cui dovrebbero essere smentite le voci che darebbero il brasiliano in partenza in caso di arrivo di Benitez, partenza che però potrebbe toccare a Felipe Melo, più per la probabile offerta allettante da parte dell'Arsenal che offrirebbe Van Persie in cambio del brasiliano più un adeguato conguaglio che per la scarsa volontà del neo-allenatore di mantenere il brasiliano nella nuova Juve. Detto che la Juventus molto probabilmente è disposta ad investire tanti milioni, se non più, di quanti ne sono stati spesi la scorsa estate, andiamo a controllare reparto per reparto i possibili arrivi e partenze del club juventino. In porta dovrebbe esserci sempre Gianluigi Buffon, che a detta del suo procuratore è pronto a rimanere per altre cinque stagioni e quindi rimarrà impassibile anche davanti alle offerte in arrivo dalla Premier League, Manchester United e Arsenal sono sulle sue tracce ma molto probabilmente anche quest'anno dovranno mettersi il cuore in pace e rinunciare al portiere italiano. Cambia il discorso per il vice-Buffon, con i sempre più frequenti problemi fisici del numero uno, Manninger e Chimenti quando chiamati in causa non offrono più le adeguate garanzie, ed ecco che si cerca un dodicesimo più affidabile e magari futuribile al punto giusto da garantirsi l'eredità di Buffon, nel mirino ci sono Handanovic dell'Udinese e Marchetti del Cagliari, difficile però che quest'ultimo si accontenti del ruolo di vice, seppur in una grande squadra, affascina l'ipotesi Romero, portiere dell'AZ e titolare dell'Albiceleste di Maradona. In difesa probabile addio a Cannavaro, fine carriera o ritorno a Napoli per lui, rimpiazzato da Caceres (probabile riscatto fissato a 8 milioni anzichè i 10 richiesti dal Barça) e cessione in vista per Grygera e Zebina, di conseguenza verrà aperta la ricerca ad un terzino destro che potrebbe essere l'eterno rincorso Rafinha, per cui lo Schalke vuole 10 milioni e la Juve potrebbe questa volta chiudere veramente per il brasiliano, a sinistra Grosso potrebbe non essere riconfermato ma scarseggiano le alternative visto che Molinaro verrà riscattato per 4 milioni dallo Stoccarda e De Ceglie è comunque adattato nel ruolo e non offre garanzie difensive adeguate, ecco quindi spuntare sempre più frequentemente il nome di Gareth Bale del Tottenham (e non Kolarov, destinato all'Inter) per il quale il club londinese è pronto ad aprire le trattative, il gallese però costa 13 milioni di euro e la Juve potrebbe essere costretta a scegliere solo uno tra lui e Rafinha, difficile arrivino entrambi ma Benitez chiederà espressamente di investire in un rafforzamento globale del reparto difensivo per cui nulla è da escludere. Il centrocampo è forse il reparto più coperto, a meno di una cessione di Melo che cambierebbe i piani della società, in caso rimanesse però il brasiliano la situazione centrali di centrocampo non cambierebbe, con Melo-Sissoko-Marchisio-Poulsen a formare il pacchetto di centrocampo della Juve del futuro, sulle fasce il discorso è però diverso e con il ritorno al 4-4-2 verrebbe riconfermato Camoranesi ma si dovrebbe investire su un laterale sinistro che Benitez ha individuato nel connazionale David Silva, vista la concorrenza spietata del Real Madrid sul sogno di Bettega Franck Ribéry, promessosi al club madrileno. Rimarrebbero come riserve De Ceglie e Giovinco, non verrà riscattato invece Candreva e ritornerà sul piede di partenza il rientrate Tiago. Le seconde punte saranno Diego e Del Piero, che negli ultimi giorni ha smentito le voci di un suo approdo nella Major League Soccer americana, per cui ci si aspetta molto anche dal brasiliano acquistato la scorsa estate che, riportato al suo ruolo originale, e avvicinato quindi alla porta avversaria, si spera nell'ambiente juventino possa tornare ai fasti dell'avventura tedesca col Werder. In attacco si sentono i nomi più fantasiosi e che fanno sognare di più i tifosi è inevitabile, ma il nome del centravanti titolare juventino dipenderà tanto dalle cifre investite nei nomi sentiti fino ad ora dato che Benitez, come detto, ritiene più importante di ogni altra cosa riassemblare centrocampo e, soprattutto, difesa e quindi ecco che potrebbero essere confermati Amauri, una specie di pallino per Benitez, e il duttile Iaquinta mentre in ogni caso è in partenza Trezeguet. Il discorso prima punta è pero piuttosto complicato e nonostante Benitez è deciso nel rilanciare Amauri, inseguito dal suo Liverpool quando giocava ancora nel Palermo, però sembra più che altro un fatto dovuto allo scarso mercato che ha la punta italo-brasiliana infatti il discorso cambierebbe completamente in caso la dirigenza juventina trovasse un acquirente, qui la Juventus infatti andrebbe ad investire subito in un grande nome per l'attacco, uno di quelli che fanno sognare veramente i tifosi, che tradotto significa uno tra Dzeko e Torres. Entrambi potrebbero arrivare senza troppi problemi, per Dzeko l'avventura al Wolfsburg sembra arrivata al capolinea dopo la deludente stagione del club tedesco che sembra convinto a cedere uno dei suoi pezzi pregiati, però non per meno di 30 milioni di euro, per lui la Juve dovrà battere la concorrenza del Manchester United e muoversi in tempi brevi, la dirigenza ha l'ok di Benitez ma volendosi muovere solo dopo aver piazzato Trezeguet e Amauri i tempi si allungherebbero troppo, per cui i Red Devils restano favoriti nell'acquisto del bosniaco. Diverso il discorso-Torres che, come detto in un precedente intervento, ha un mercato piuttosto bloccato e quindi potrebbe davvero decidere di lasciare il Liverpool in caso di un'offerta proveniente dal suo ex allenatore e connazionale, il centravanti spagnolo è tentato da un'avventura italiana e il club bianconero sarebbe all'altezza delle sue ambizioni con alla guida la garanzia Benitez, anche qui però la Juve vorrebbe concludere in tempi piuttosto brevi, per non rischiare che dopo il Mondiale sudafricano, con la nazionale spagnola annunciata protagonista, il prezzo di Torres si alzi di quei 10-15 milioni che potrebbero portare il suo acquisto fuori dalla portata delle casse juventine dato che già si partirebbe da un prezzo base piuttosto alto, 35-40 milioni di euro. In alternativa la pista Pazzini, che sarebbe caldeggiata dal nuovo amministratore delegato Marotta e che porterebbe in casa Juve una punta italiana ad un prezzo molto più basso dei suo antagonisti internazionali, difatti per il centravanti della Samp potrebbero bastare 20 milioni inserendo qualche contropartita, difficile però che si punti su di lui visto che Benitez si è detto poco convinto di un suo effettivo rendimento in maglia bianconera. In ogni caso per la Juventus ci sarà una forte inversione di rotta a partire dal fischio finale di questa stagione, che come abbiamo visto partirà dai vertici societari e arriverà fino al campo, la speranza dei tifosi però resta una sola e cioè il ritorno alla vera competitività in campo.

martedì 20 aprile 2010

Il futuro del Niño


Per lui la stagione col Liverpool è finita ma il Mondiale con la sua Spagna non dovrebbe essere a rischio e la voglia di Torres di disputarlo da protagonista dipenderà solo da lui e dalle Furie Rosse. Ma in queste sei settimane di riabilitazione El Niño dovrà anche pensare in maniera seria al suo futuro che in caso di mancata qualificazione alla prossima Champions dei Reds sarà indubbiamente lontano dai Reds e lontano forse dalla stessa Inghilterra, vediamone i motivi. Innanzitutto Torres non è nuovo a recenti dichiarazioni di possibile addio, per cui sembra sempre più certo che la sua avventura inglese sia giunta al capolinea e detto che per lui ci si immaginerebbe la fila di mezza Europa calcistica per comprarlo questo non è poi così scontato dato che il centravanti spagnolo ha un mercato "difficile", essendo cresciuto nell'Atletico è difficile pensare possa essere lui il nuovo colpo di mercato dei Galacticos, per quanto Torres sia ancora legatissimo alla sua ex squadra e quanto sia ancora idolo dei tifosi è davvero improbabile un tradimento del genere da parte sua. Ipotizzando un ritorno in Spagna l'unica altra squadra al livello di Fernando sarebbe il Barça che però dopo aver speso molto per Ibra la scorsa estate, non sembra essere alla ricerca di un nuovo uomo-gol. Un ritorno all'Atletico Madrid sarebbe di certo un'ipotesi un po' romantica e piuttosto retrò e per questo decisamente improbabile, almeno a questo punto della carriera del Niño. Ancora più improbabili le destinazioni che rispondono al nome di Germania e Francia, restano l'Inghilterra e l'Italia. I top club inglesi che potrebbero interessare Torres sono, senza troppi fronzoli, Manchester United, Chelsea e Arsenal. Impossibile la destinazione United, data l'accesa rivalità tra Reds e Red Devils il mercato tra le due squadre è pressochè fermo dall'alba dei giorni, difficile anche ipotizzare l'arrivo al Chelsea, coperto già nel ruolo da Drogba e Anelka e improbabile che all'Arsenal vogliano spendere tanto per un solo giocatore a meno di una ipotetica cessione di Fabregas al Barcellona. Resta solo l'Italia e qui la destinazione più probabile potrebbe essere proprio la Juventus, specialmente se a guidarla sarà Rafa Benitez, ma tuttavia se non raggiungerà la qualificazione alla Champions non avrà un grande appeal agli occhi dello spagnolo che potrebbe quindi decidere di restare ad Anfield, più per mancanza di vere alternative che per ragioni di cuore, difatti Torres sembra alla ricerca di nuove avventure ma, almeno per la prossima stagione, potrebbe doversi accontentare di fare innamorare i tifosi della Kop per un'altro lungo anno, di certo ne sapremo qualcosa di più dopo i Mondiali Sudafricani, in cui El Niño vorrebbe davvero imprimere il suo segno marchiato a fuoco.

sabato 17 aprile 2010

Sfida incrociata


La giornata odierna di Premier League segna un importante tappa, sia per la lotta al titolo che per la lotta al quarto posto, due le partite nel mirino: Tottenham - Chelsea e il derby di Manchester tra City e United, con i Citizens e gli Spurs in lotta per il quarto posto e Red Devils e Blues impegnati in una lotta a distanza per la vittoria finale. La lotta al quarto posto, come l'ha definita Ferguson, è davvero fantastica perchè mette in lizza due squadre che non sono mai state in Champions e a quanto pare per la prossima stagione assisteremo molto probabilmente alla prima volta di una tra City e Tottenham vista la stagione a dir poco problematica del Liverpool di un Rafa Benitez arrivato al capolinea della sua avventura con i Reds. Ecco quindi che l'importanza delle due sfide incrociate di oggi è doppia, apriranno le danze all'ora di pranzo le due compagini di Manchester che si sfideranno al City of Manchester Stadium nel quarto derby stagionale, dopo il clamoroso 4-3 dell'andata a favore degli uomini di Ferguson maturato nei minuti di recupero e dopo le due sfide in semifinale di Carling Cup che hanno visto vittorioso ai punti di nuovo lo United, nonostante il cambio di allenatore nelle fila dei Citizens che aveva visto arrivare Roberto Mancini. Mancini che quindi affronterà oggi il suo primo derby di campionato dovrà fare a meno di qualche uomo decisivo del suo team ma arriva da uno stato di forma nelle ultime partite a dir poco eccellente e la voglia di far risultato sarà doppia, così come per gli avversari, perchè vorrebbe dire avvicinarsi al proprio obiettivo e allontanare di conseguenza gli acerrimi rivali dal loro obiettivo. Ecco quindi che la solita rivalità accesissima sarà ancora più pesante per l'importanza della vittoria a questo punto della stagione e tra Ferguson e Mancini sarà davvero una lotta senza esclusione di colpi, difatti lo scozzese non rinuncerà a un Rooney che seppur in precarie condizione scenderà in campo dal primo minuto, a differenza di Giggs e Ferdinand, invece per Mancini davanti il trio Tevez-Bellamy-Johnson servirà al meglio il bomber Adebayor. Nell'altra sfida di cartello il Chelsea di Ancelotti sfiderà un Tottenham ringalluzzito dalla vittoria di mercoledì nel derby contro l'Arsenal, punti importantissimi per gli Spurs che oltre ad aver eliminato i Gunners dalla lotta per il titolo hanno ora la possibilità di tener testa fino all'ultimo al Manchester City e sperare di raggiungere il tanto agognato quarto posto finale. Discorso diverso per il Chelsea che è relativamente tranquillo con i suoi 4 punti di vantaggio sulla seconda piazza dello United e spera di incassare oggi il massimo dei punti per poter viaggiare tranquillo nelle ultime agevoli giornate, infatti al Chelsea bastano altri 9 punti in queste ultime 4 giornate per poter far suo il titolo e la sfida di oggi contro il Tottenham è la più difficile del lotto tra quelle rimaste ad Ancelotti e ai suoi, da qui l'importanza essenziale di questi tre punti che darebbero un gran segnale alle inseguitrici. E chissà se Ancelotti non abbia chiesto all'amico Mancini un favore particolare, battere lo United per la gioia di entrambi, il più è vedere se Ferguson e lo United siano d'accordo.

venerdì 16 aprile 2010

Inter a un bivio: Mou o Blanc?


Il futuro dell'Inter e il nome del suo allenatore per la prossima stagione dipenderà molto da questo finale di stagione e dalle conseguenti scelte di Josè Mourinho che sembra pronto a trasferirsi in Spagna per guidare il Real Madrid. Già ad un passo dal Barça prima di approdare all'Inter, il tecnico portoghese non nasconde di voler allenare prima o poi anche una squadra spagnola per tentare l'impresa di vincere, dopo Premier League e Serie A, anche la Liga. Le ragioni di questo possibile divorzio sono tante, a partire dalla scarsa voglia di Mourinho di rimanere in un Paese che non è di suo gradimento come l'Italia, pensieri che lo Special One non ha mai nascosto davanti alle telecamere, di conseguenza già dal Novembre scorso Massimo Moratti avrebbe contattato l'attuale tecnico del Bordeaux Laurent Blanc, proponendogli la panchina nerazzurra in caso di addio a Mourinho, una scelta che farebbe risparmiare a Moratti anche parecchi milioni di euro. Il tecnico francese ha acconsentito a non accettare altre panchine prima di Giugno, mese entro cui Mourinho dovrà far sapere assolutamente alla dirigenza interista le sue intenzioni. Blanc al momento tiene fede alla parola data al suo ex-presidente ma se Moratti vorrà ingaggiarlo dovrà vedersi soprattutto dalla concorrenza della federazione francese, orientata proprio sul popolare Blanc per il dopo-Domenech, tuttavia come dicevamo fino a Giugno lo stesso Blanc, per tenere fede alla parola data a Moratti non intavolerà altre trattative con altri club o federazioni nazionali. Lo stesso Moratti, si dice, preferirebbe il più pagato (ed economico) Blanc al milionario e troppo protagonista Mourinho e per assurdo il cambio potrebbe verificarsi proprio in caso di una vittoria in Champions. Andiamo a vedere il perchè: innanzitutto Mourinho ci terrebbe ad aggiungere una nuova impresa alla sua lista personale e quindi preferirebbe lasciare l'Italia e l'Inter da vincente ovviamente, magari proprio vincendo la Champions tanto agognata, un po' come fece al Porto e pazienza se non arrivasse anche il titolo di campioni d'Italia, però le cose cambierebbero in caso di stagione conclusa con "zero tituli" perchè non sarebbe per il portoghese lo scenario adatto per lasciare la squadra, di conseguenza potrebbe concedersi un altra stagione prima di fare volta per la Spagna, ma qui sorge un altro problema dato che le squadre che interesserebbero a Mourinho in Spagna sono, ovviamente, solamente due: Barça e Real, e dato che il Barça a quanto pare anche col nuovo presidente confermerà Guardiola l'unico posto disponibile sarebbe la panchina delle Merengues che in caso però non riuscissero ad arrivare a Mourinho si cautelerebbero cercando già da questa stagione un tecnico capace di portarli alla vittoria in Champions, ad esempio Rafa Benitez. In poche parole il Real Madrid non è assolutamente disposto ad aspettare Mourinho, quindi per il portoghese si tratta di un prendere l'occasione al volo e anche per questo motivo potrebbe decidere di accasarsi al Santiago Bernabeu qualsiasi sia l'esito di questo finale di stagione nerazzurro. Nel frattempo Blanc scalpita, e dopo essere stato ad un passo dalla Juventus a Febbraio potrebbe arrivare in ogni caso in Italia la prossima stagione alla guida dell'Inter o anche della stessa Juventus che tenterebbe il francese in caso fallisse l'assalto a Benitez, senza dimenticare che la maggior parte dei tifosi francesi lo vorrebbe a tutti i costi alla guida della Nazionale subito dopo i Mondiali, anche se è difficile che Blanc accetti un incarico da selezionatore a questo punto della carriera. In ogni caso l'Inter e di conseguenza il tecnico francese pendono dalle labbra di Mourinho che, insieme al suo entourage, è chiuso al momento in un silenzio stampa totale, quindi per sapere qualcosa sul futuro della panchina interista e sulle scelte del portoghese c'è bisogno di aspettare la fine della stagione, e se l'Inter alzerà qualche trofeo, magari il più importante, possiamo prepararci all'addio di Mourinho ai colori nerazzurri.

giovedì 15 aprile 2010

La giovane Italia


Anche oggi c'è un Milan che vince e non è quello dei grandi, quello di Leonardo, Pato e Ronaldinho ma è il Milan giovane, la Primavera di Stroppa, Zigoni e Strasser che nella finale di Coppa Italia di categoria si è imposta per 2 a 0 sul Palermo. E viste le recenti condizioni fisiche e di classifica dei big rossoneri viene da chiedersi se la squadra di Leonardo non dovrebbe trarre linfa vitale da quei giovani così promettenti e così vogliosi di mettersi in mostra. I tifosi del Diavolo si interrogano e esprimono i loro dubbi, perchè far giocare Favalli e puntare per il prossimo mercato l'acquisto di Yepese, un altro ultra-trentenne, quando invece ci sono pronti a scendere in campo giovani come Michelangelo Albertazzi, difensore centrale di belle speranze che potrebbe dare respiro nella prossima stagione a Nesta e Thiago Silva e crescere sotto la lora ala in vista di un futuro radioso molto più di come potrebbe essere utile il comunque affidabile Yepes, sì ma per quante stagioni? Non sarebbe quindi meglio promuovere i migliori elementi della Primavera e investire su di loro? Così come si è abituati a vedere da anni nei campionati esteri, con caso limite il Barça con 8 giocatori cresciuti nella propria cantera in campo, e i risultati quasi sempre si vedono. Gli stessi tifosi non si spiegano il perchè chiedere in prestito ai cugini nerazzurri il brasiliano Mancini, che quando si è visto in campo è sempre risultato goffo e fuori allenamento, mentre piuttosto si poteva dare spazio a Verdi o Zigoni, autori della vittoria in finale di Coppa Italia Primavera. Di Rodney Strasser gli addetti ai lavori parlano un gran bene e Carlo Ancelotti lo aggregò alla prima squadra già dalla scorsa stagione, facendogli giocare parecchi minuti nei tornei estivi contro Juve e Inter e facendolo debuttare in gare ufficiali nel finale di stagione. Strasser, corridore infaticabile di centrocampo, avrebbe potuto far rifiatare senza problemi per qualche gara di campionato gli spremuti Pirlo e Ambrosini e consentire al Milan di non cedere nella parte più importante della stagione, quando nello sprint scudetto i fatti andavano fatti seguire alle parole e in Champions bisognava presentarsi con la squadra a pieni ranghi e non con titolari infortunati o col fiato corto. Ecco che proprio in questi casi, e specie in una squadra come il Milan infarcita di giocatori con parecchie primavere alle spalle non adatti a giocare tutte le partite di una stagione corsa su tre fronti, che un'adeguata squadra Primavera potrebbe fare la differenza ma le scelte della società si pagano e nel caso del Milan sono state pagate caro, con l'eliminazione dalla Champions e l'esclusione dalla lotta scudetto. Perchè chi non può permettersi di questi tempi una doppia squadra titolare come l'Inter, con riserve pari ai titolari, deve per forza di cose tenere d'occhio il serbatoio-giovani e gradualmente inserirne i più meritevoli in prima squadra, così come ha saputo fare nelle ultime stagioni la Juve con Marchisio, De Ceglie, Giovinco e Ariaudo. Del resto lo stesso Milan negli anni passati era stato d'esempio in casi del genere, con la promozione in prima squadra di futuri campioni come Maldini e Baresi e altri come Galli, Evani, Ambrosini e Costacurta, invece ai giorni nostri i rossoneri vivono nel passato e sembrano aver dimenticato gli antichi insegnamenti e così a 19 anni il difensore centrale Albertazzi di cui prima resta ancora legato al calcio giovanile e molto probabilmente se otterrà una chance nel calcio dei grandi la otterrà in prestito in una piccola squadra di serie A o, addirittura, di serie B e questo è il modo in cui spesso un talento si può anche perdere. All'estero gli esempi sono tanti, a partire dal già citato Barça, il cui primo serbatoio di giocatori è la squadra giovanile, passando per la federazione tedesca che avendo a cuore il futuro della Nazionale tiene sotto controllo i giovani talenti espressi dai club aiutandone la crescita e guidandoli verso un futuro da protagonisti in campionato e in nazionale, o come per tante squadre inglesi tra cui il Manchester United in cui Ferguson opera un lavoro di rastrellamento di giovani talenti in giro per il mondo davvero notevole e ne inserisce in prima squadra mano a mano i più meritevoli, oppure l'Arsenal di Wenger che da anni è l'esempio in questi casi avendo una squadra multinazionale con una media età bassissima e giovani talenti che si mettono in luce all'Emirates Stadium fin dalla giovane età, alcuni nomi sono Fabregas, scippato alla fucina di talenti del Barça in giovane e lanciato in prima squadra da Wenger a 17 anni, Carlos Vela, Ramsey, Walcott, Cruise e Mannone, tutti nel giro della prima squadra fin dalla giovane età. Di sicuro questo è uno dei punti da cui individuare i motivi del distanziamento tra il calcio italiano e quello estero, in una nazione troppo attaccata al vecchio e al passato, basti guardare ad esempio la Nazionale di Marcello Lippi rimasta ancorata ai ricordi del Mondiale tedesco, per poter puntare come si deve sui giovani talenti che a differenza dei loro pari età stranieri non hanno la possibilità di crescere facendo esperienze in prima squadra e spesso si perdono facendo perdere una possibile stella anche al futuro del calcio italiano, sono cose che devono far riflettere chi ha cuore la competitività del calcio italiano e chi non vorrebbe che le vittorie delle squadre italiane o della Nazionale non diventino merce rara in futuro.

Milan, il futuro è Allegri


Dopo l'addio a Carlo Ancelotti per la panchina rossonera non c'è pace e tranquillità, con Leonardo la dirigenza milanista aveva dato seguito alla moda del momento nata dopo il Triplete dell'esordiente Guardiola alla guida del Barça, detto che forse qualcuno dimenticava che Guardiola proprio esordiente non era, dato che aveva allenato già il Barça B, e che comunque si era trovato sulla panchina di una delle squadre più forti del mondo ecco che puntualmente le scelte nate dalla voglia di ripercorrere le gesta del tecnico catalano sono fallite miseramente ai primi freddi invernali e così si è registrato l'addio della Juventus a Ferrara e le prime critiche a Leonardo nell'ambiente milanista, provenienti niente meno che dal presidentissimo Berlusconi, dopo che nei primi mesi di campionato si parlava già di un nuovo predestinato pronto a vincere lo scudetto al primo colpo. La squadra di Leonardo è riuscita dopo qualche partita a trovare un suo equilibrio e la semi-rinascita di Ronaldinho, attuata alla grande proprio da Leonardo, e la valorizzazione di Borriello hanno fatto ciò che serviva per portare il Milan a lottare per lo scudetto, il problema della squadra è stata la troppa pressione e forse anche il montarsi un po' la testa e fallire quindi nei momenti clou della stagione, come è successo contro un Manchester United totalmente di un altro pianeta rispetto ai rossoneri, nonostante lo stesso Leo era ottimista e sicuro di passare anche dopo la sconfitta a San Siro, oppure nelle tante occasioni che il Milan ha avuto per agganciare, avvicinarsi o superare l'Inter che distratta dalla Champions ha perso terreno in campionato a favore delle inseguitrici, o meglio della sola Roma che a differenza del Milan è riuscita a mettere a segno dei match point importanti fino a trovarsi sopra all'Inter mentre i rossoneri sono sempre fissi a quel terzo posto che sa di amaro in bocca. Ed ecco quindi che, complici i primi attriti tra Leo e Berlusconi, si parla già di un nuovo cambio sulla panchina rossonera con Leonardo che potrebbe tornare al ruolo di dirigente e scopritore di talenti (suo il merito di scovare Kakà, Pato e Thiago Silva, per cui ha un futuro illustre nel ruolo) oppure tentare di convincere la federazione brasiliana ad affidargli la Seleçao per la strada verso i mondiali casalinghi del 2014. In ogni caso Leo sembra intenzionato a continuare la carriera di allenatore e quindi di conseguenza ad un futuro lontano dal Milan e da Milano, molto probabilmente orientato ad un'avventura brasiliana in cui eventualmente lo seguirebbe anche Ronaldinho, le cui probabilità di rimanere in rossonero senza Leonardo diventerebbero nulle e quindi lo stesso numero 80 rossonero è pronto a lasciare l'Italia in caso di separazione del Milan con Leo. In ogni caso il Milan è pronto ad ogni decisione, sia che provenga dallo stesso allenatore sia che provenga dal presidente stesso e quindi Galliani si è già cautelato e col benestare di Berlusconi affiderebbe la panchina all'eterno vice Tassotti, coadiuvato da Filippo Galli. Questo almeno fino a qualche giorno fa, perchè la decisione repentina di Cellino, patron del Cagliari, di esonerare Massimiliano Allegri dopo il rifiuto del rinnovo sa tanto di voglia di aria nuova da parte del tecnico ed ecco che il Milan potrebbe farci davvero più di un pensiero, contando che lo stesso Berlusconi già l'estate scorsa all'addio di Ancelotti aveva indicato in Allegri il suo sostituto ideale, un po' come avvenne a suo tempo con la nomina di Sacchi, quindi Galliani e Braida sarebbero in questi giorni in contatto con l'ex tecnico del Cagliari per testare i suoi pensieri e capire se dietro al mancato rinnovo con i sardi ci sia già un pre-accordo con qualche club di fascia medio-alta, visto che lo stesso Allegri è stato più volte accostato anche a club come Juventus e Fiorentina in caso di addio a Prandelli. Ma a quanto pare anche per il tecnico la scelta migliore sarebbe proprio il Milan e allora Galliani chiederà già nelle prossime settimane notizie a Leonardo che dovrà far sapere al più presto che intenzioni ha per il futuro e di conseguenza, di comune accordo con tutta la dirigenza (Berlusconi incluso), andrà deciso il nome del nuovo allenatore tra la coppia made in Milanello Tassotti-Galli e il nome caro al presidente Allegri.

mercoledì 14 aprile 2010

Chiamatelo Special One

"If I wanted to have an easy job I would have stayed at Porto, beautiful blue chair, the Uefa Champions League trophy, God and after God me."

Protagonista quanto e più dei suoi calciatori, Josè Mourinho è uno che ha sempre avuto puntati su di lui i riflettori dei palcoscenici calcistici più importanti, siano essi la Premier League inglese, la Champions League, il campionato portoghese o la Serie A italiana. Le sue citazioni fanno il giro del mondo, è un personaggio unico che ha ispirato libri e tesi universitarie, che ha fatto parlare di calcio persino il New York Times in una terra in cui il calcio, o soccer, è poco più che una comparsa nell'ambito degli sport di squadra nazionali, è capace come pochi di parlare e far parlare di se, spesso proprio per appagare il suo smisurato ego e più spesso per proteggere i suoi giocatori e la sua squadra dalle critiche della stampa. E' riuscito nell'intento di rendere interessanti le dichiarazioni pre e post gara nel campionato dell'ipocrisia che è quello italiano, andando oltre le solite parole di facciata e diventando la principale risorsa di notizie per la stampa sportiva italiana e non. Non esiste una sua dichiarazione che non è seguita da un titolo a tre colonne, non esiste una sua smorfia in campo non immortalata dai fotografi e che faccia il giro dell'Europa. Ovunque abbia allenato ha lasciato ricordi magnifici e in alcuni casi (vero Abramovich?) rimpianti cronici, il suo capolavoro è la Champions League vinta con il Porto che faceva seguito ad una Coppa Uefa vinta la stagione precedente sempre alla guida dei Dragoes portoghesi. Ma andando a conoscere bene la storia dello Special One andiamo a vedere come la sfortuna del Mourinho calciatore faranno la fortuna del Mourinho allenatore, perchè alla giovane età di 23 anni decide di dedicarsi a tempo pieno alla passione di analizzare tattiche, statistiche, schemi e moduli di gioco e di intraprendere quindi la carriera di allenatore che comincerà ufficialmente un anno dopo alla guida di una squadra giovanile del Vitoria Setubal, seguono alcuni incarichi in squadre minori delle realtà portoghesi in cui Mourinho riesce ad incamerare importanti esperienze e conoscenze, talvolta frequentando corsi appositi organizzati all'estero. La grande occasione di Mourinho si presenta nelle vesti del compianto Bobby Robson cui fa da interprete nello Sporting Lisbona, lo stesso Robson decide di portarlo con sè come assistente tecnico quando lascerà lo Sporting per il Porto, qui Mourinho comincia una collaborazione con il tecnico inglese molto redditizia che lo porterà a seguirlo, col ruolo di vice-allenatore, anche al Barcellona dove allenerà anche la squadra B del club blaugrana, incarico che ha ricoperto in tempi recenti anche Guardiola. Qui al Barcellona Mourinho come vice di Robson vince numerose coppe nazionali e europee ma è ancora una volta l'esperienza vissuta sul campo più che i trofei a fare davvero la differenza per il percorso formativo del futuro Special One, infatti si forma qui ancora più che in altre occasioni la sua abilità di allenatore, molto spesso è lui anzichè il tecnico inglese a coordinare gli allenamenti e anche i giocatori cominciano ad apprezzare i metodi di lavoro del portoghese che rimarrà come vice anche quando la stagione seguente Robson lascerà l'incarico di allenatore per diventare dirigente del club catalano, sostituito dall'olandese van Gaal che conferma quindi Mourinho. Una volta che Robson si congeda dalla Catalogna per andare ad allenare il Newcastle non dimentica Mourinho e gli propone di nuovo di accompagnarlo in questa nuova avventura facendogli da vice, Mourinho è tentato dall'offerta ma la declinerà per accettare la sua prima panchina da allenatore al Benfica. Inizialmente accolto male perchè un ex dello Sporting Lisbona rivale storico del Benfica subito fa ricredere i suoi detrattori perchè i risultati della squadra sotto la guida di Mourinho sono subito brillanti, e proprio contro gli storici rivali dello Sporting arriva un secco 3 a 0. Quando Mourinho chiede garanzie per il suo lavoro futuro e un rinnovo del contratto inizialmente limitato a un anno la società non dà fiducia al tecnico che di conseguenza da le dimissioni, dopo soli tre mesi che era alla guida della squadra. Un mese dopo è l'Uniao Leira che soddisfa le richieste di Mourinho e lo ingaggia come allenatore, a fine stagione la squadra concluderà quinta in classifica (record storico del club) finendo due punti sopra all'ex squadra di Mourinho, il Benfica. Nel gennaio seguente un altro cambio per Mourinho che pur trovandosi bene nel piccolo club di Leira non può rifiutare la chiamata della top class Porto che a fine stagione sotto la sua guida terminerà terzo. Ma è la stagione seguente a segnare la svolta, per la squadra e soprattutto per il tecnico, con una serie di acquisti mirati e creando una fortissima intesa con i suoi giocatori e collaboratori Mourinho e la sua squadra si impongono sia in campionato che nella coppa nazionale, non lasciando scampo a nessuno ma il vero capolavoro è la vittoria anche in Coppa Uefa che porta la squadra ad una storica tripletta di trofei. L'anno seguente sarà la stagione magica conclusa con la vittoria in Champions League, oltre a quella in campionato e alla finale di coppa persa. E' la seconda Champions della storia nella storia del Porto ed è il trionfo di Mourinho che riesce ad eliminare negli ottavi di finale il Manchester United per poi avere ragione di Lione, Deportivo e Monaco in finale, dove si impone con un perentorio 3 a 0 che non ammette repliche. Mourinho è contesissimo da i maggiori club europei e alla fine la sua scelta ricade sulle ambizioni dei petrol-dollari di Roman Abramovich e del suo Chelsea, un accordo che sembra essere stato preso già in occasione della semifinale di Champions contro il Deportivo e anche per questo di nuovo l'addio con il Porto non è dei migliori e la rescissione del contratto arriva dopo settimane tesissime per il tecnico che riceve anche delle minacce di morte. In ogni caso una volta arrivato al Chelsea diciamo che nasce un po' anche il personaggio-Mourinho, a partire dalla prima conferenza stampa in cui si definisce uno Special One fino a quelle dove ha da ridire contro parecchi suoi colleghi, da Wenger a Benitez passando per Ferguson, per cui comunque nutre una profonda stima. In Inghilterra diventa subito una star e di lui si parla molto sui tabloid, un po' un'anticipazione di quanto continuerà ad accadere al suo arrivo all'Inter e nel campionato italiano. Con il Chelsea non riesce mai ad imporsi in Champions League, il vero cruccio di Abramovich, però porta il club a vincere un campionato inglese dopo oltre 50 anni e lascia con una serie positiva allo Stamford Bridge incredibile. Al momento della rescissione del contratto, per divergenze e cattivi rapporti con il presidente che a quanto pare sembrava ossessionato dal voler vincere la Champions e ha individuato nel tecnico il problema, scelta che lo porterà nel 2009 a scegliere Carlo Ancelotti, Mourinho scatena una sorta di guerra civile negli spogliatoi del Chelsea dove i giocatori tutto vogliono tranne perdere un maestro come solo il portoghese aveva saputo essere per loro, lascia quindi un grande rapporto con giocatori come Lampard e Drogba che tuttora continuano a indicare come loro grande mentore proprio Mourinho. Una volta rimasto senza squadra le voci sulla sua prossima panchina si fanno insistenti e un giorno sembra vicino al Tottenham, capace di tentarlo con un contratto faraonico, mentre quello dopo sembra arrivato per lui il momento di guidare la nazionale inglese, quando lo accostano alla nazionale portoghese proprio lui dirà che un giorno sarà il suo obiettivo ma soltanto verso fine carriera, adesso Mourinho scalpita per continuare a insegnare calcio e nell'estate del 2008 è arrivato il momento di tornare ad allenare, quando sembra ormai fatta per il ritorno a Barcellona, questa volta però da protagonista e da numero uno, con l'incontro tra alcuni dirigenti della società e lo stesso Mourinho che sembrava avesse portato una lista della squadra che sarebbe stato sotto la sua guida, ecco che con un colpo di scena inaspettato il presidente Laporta annuncia la "promozione" dal Barça B di Pep Guardiola e Mou resta a bocca asciutta, ma solo per poco visto che complice l'addio di Mancini, l'Inter di Moratti sta cercando il tecnico per la svolta in Europa e quel tecnico ancora una volta, come avvenne per Abramovich al Chelsea, viene individuato in Mourinho che in una calda giornata di Luglio in quel di Appiano Gentile ci fa sapere che lui "non è un pirla" e comincia così a conquistarsi le prime pagine dei giornali sportivi italiani. La storia recente parla di un Mourinho stanco però dell'Italia, dei suoi arbitri e forse chissà anche del suo campionato così poco adatto a un personaggio come Mou, e mentre corsaro nel "suo" Stamford Bridge elimina il Chelsea del nemico Ancelotti e si fa rimpiangere da tifosi, giocatori e stampa inglese già si parla di un suo addio per fine stagione alla volta di Madrid, sponda Real ovviamente, per una squadra che più ricca non si può. Il futuro dello Special One non è ancora tanto chiaro ma fatto sta che ha già conquistato più prime pagine lui che star conclamate come Ibra, Kakà ed Eto'o e se, dopo aver riportato a vittorie importanti squadre come Porto e Chelsea, riuscisse anche a riportare sul tetto d'Europa l'Inter potremmo davvero dire che quelle prime pagine e quelle che verranno se le merita tutte e che in fondo, e anche chi lo odia o non lo sopporta dovrà ammetterlo, è davvero uno Special One.