mercoledì 14 aprile 2010

Chiamatelo Special One

"If I wanted to have an easy job I would have stayed at Porto, beautiful blue chair, the Uefa Champions League trophy, God and after God me."

Protagonista quanto e più dei suoi calciatori, Josè Mourinho è uno che ha sempre avuto puntati su di lui i riflettori dei palcoscenici calcistici più importanti, siano essi la Premier League inglese, la Champions League, il campionato portoghese o la Serie A italiana. Le sue citazioni fanno il giro del mondo, è un personaggio unico che ha ispirato libri e tesi universitarie, che ha fatto parlare di calcio persino il New York Times in una terra in cui il calcio, o soccer, è poco più che una comparsa nell'ambito degli sport di squadra nazionali, è capace come pochi di parlare e far parlare di se, spesso proprio per appagare il suo smisurato ego e più spesso per proteggere i suoi giocatori e la sua squadra dalle critiche della stampa. E' riuscito nell'intento di rendere interessanti le dichiarazioni pre e post gara nel campionato dell'ipocrisia che è quello italiano, andando oltre le solite parole di facciata e diventando la principale risorsa di notizie per la stampa sportiva italiana e non. Non esiste una sua dichiarazione che non è seguita da un titolo a tre colonne, non esiste una sua smorfia in campo non immortalata dai fotografi e che faccia il giro dell'Europa. Ovunque abbia allenato ha lasciato ricordi magnifici e in alcuni casi (vero Abramovich?) rimpianti cronici, il suo capolavoro è la Champions League vinta con il Porto che faceva seguito ad una Coppa Uefa vinta la stagione precedente sempre alla guida dei Dragoes portoghesi. Ma andando a conoscere bene la storia dello Special One andiamo a vedere come la sfortuna del Mourinho calciatore faranno la fortuna del Mourinho allenatore, perchè alla giovane età di 23 anni decide di dedicarsi a tempo pieno alla passione di analizzare tattiche, statistiche, schemi e moduli di gioco e di intraprendere quindi la carriera di allenatore che comincerà ufficialmente un anno dopo alla guida di una squadra giovanile del Vitoria Setubal, seguono alcuni incarichi in squadre minori delle realtà portoghesi in cui Mourinho riesce ad incamerare importanti esperienze e conoscenze, talvolta frequentando corsi appositi organizzati all'estero. La grande occasione di Mourinho si presenta nelle vesti del compianto Bobby Robson cui fa da interprete nello Sporting Lisbona, lo stesso Robson decide di portarlo con sè come assistente tecnico quando lascerà lo Sporting per il Porto, qui Mourinho comincia una collaborazione con il tecnico inglese molto redditizia che lo porterà a seguirlo, col ruolo di vice-allenatore, anche al Barcellona dove allenerà anche la squadra B del club blaugrana, incarico che ha ricoperto in tempi recenti anche Guardiola. Qui al Barcellona Mourinho come vice di Robson vince numerose coppe nazionali e europee ma è ancora una volta l'esperienza vissuta sul campo più che i trofei a fare davvero la differenza per il percorso formativo del futuro Special One, infatti si forma qui ancora più che in altre occasioni la sua abilità di allenatore, molto spesso è lui anzichè il tecnico inglese a coordinare gli allenamenti e anche i giocatori cominciano ad apprezzare i metodi di lavoro del portoghese che rimarrà come vice anche quando la stagione seguente Robson lascerà l'incarico di allenatore per diventare dirigente del club catalano, sostituito dall'olandese van Gaal che conferma quindi Mourinho. Una volta che Robson si congeda dalla Catalogna per andare ad allenare il Newcastle non dimentica Mourinho e gli propone di nuovo di accompagnarlo in questa nuova avventura facendogli da vice, Mourinho è tentato dall'offerta ma la declinerà per accettare la sua prima panchina da allenatore al Benfica. Inizialmente accolto male perchè un ex dello Sporting Lisbona rivale storico del Benfica subito fa ricredere i suoi detrattori perchè i risultati della squadra sotto la guida di Mourinho sono subito brillanti, e proprio contro gli storici rivali dello Sporting arriva un secco 3 a 0. Quando Mourinho chiede garanzie per il suo lavoro futuro e un rinnovo del contratto inizialmente limitato a un anno la società non dà fiducia al tecnico che di conseguenza da le dimissioni, dopo soli tre mesi che era alla guida della squadra. Un mese dopo è l'Uniao Leira che soddisfa le richieste di Mourinho e lo ingaggia come allenatore, a fine stagione la squadra concluderà quinta in classifica (record storico del club) finendo due punti sopra all'ex squadra di Mourinho, il Benfica. Nel gennaio seguente un altro cambio per Mourinho che pur trovandosi bene nel piccolo club di Leira non può rifiutare la chiamata della top class Porto che a fine stagione sotto la sua guida terminerà terzo. Ma è la stagione seguente a segnare la svolta, per la squadra e soprattutto per il tecnico, con una serie di acquisti mirati e creando una fortissima intesa con i suoi giocatori e collaboratori Mourinho e la sua squadra si impongono sia in campionato che nella coppa nazionale, non lasciando scampo a nessuno ma il vero capolavoro è la vittoria anche in Coppa Uefa che porta la squadra ad una storica tripletta di trofei. L'anno seguente sarà la stagione magica conclusa con la vittoria in Champions League, oltre a quella in campionato e alla finale di coppa persa. E' la seconda Champions della storia nella storia del Porto ed è il trionfo di Mourinho che riesce ad eliminare negli ottavi di finale il Manchester United per poi avere ragione di Lione, Deportivo e Monaco in finale, dove si impone con un perentorio 3 a 0 che non ammette repliche. Mourinho è contesissimo da i maggiori club europei e alla fine la sua scelta ricade sulle ambizioni dei petrol-dollari di Roman Abramovich e del suo Chelsea, un accordo che sembra essere stato preso già in occasione della semifinale di Champions contro il Deportivo e anche per questo di nuovo l'addio con il Porto non è dei migliori e la rescissione del contratto arriva dopo settimane tesissime per il tecnico che riceve anche delle minacce di morte. In ogni caso una volta arrivato al Chelsea diciamo che nasce un po' anche il personaggio-Mourinho, a partire dalla prima conferenza stampa in cui si definisce uno Special One fino a quelle dove ha da ridire contro parecchi suoi colleghi, da Wenger a Benitez passando per Ferguson, per cui comunque nutre una profonda stima. In Inghilterra diventa subito una star e di lui si parla molto sui tabloid, un po' un'anticipazione di quanto continuerà ad accadere al suo arrivo all'Inter e nel campionato italiano. Con il Chelsea non riesce mai ad imporsi in Champions League, il vero cruccio di Abramovich, però porta il club a vincere un campionato inglese dopo oltre 50 anni e lascia con una serie positiva allo Stamford Bridge incredibile. Al momento della rescissione del contratto, per divergenze e cattivi rapporti con il presidente che a quanto pare sembrava ossessionato dal voler vincere la Champions e ha individuato nel tecnico il problema, scelta che lo porterà nel 2009 a scegliere Carlo Ancelotti, Mourinho scatena una sorta di guerra civile negli spogliatoi del Chelsea dove i giocatori tutto vogliono tranne perdere un maestro come solo il portoghese aveva saputo essere per loro, lascia quindi un grande rapporto con giocatori come Lampard e Drogba che tuttora continuano a indicare come loro grande mentore proprio Mourinho. Una volta rimasto senza squadra le voci sulla sua prossima panchina si fanno insistenti e un giorno sembra vicino al Tottenham, capace di tentarlo con un contratto faraonico, mentre quello dopo sembra arrivato per lui il momento di guidare la nazionale inglese, quando lo accostano alla nazionale portoghese proprio lui dirà che un giorno sarà il suo obiettivo ma soltanto verso fine carriera, adesso Mourinho scalpita per continuare a insegnare calcio e nell'estate del 2008 è arrivato il momento di tornare ad allenare, quando sembra ormai fatta per il ritorno a Barcellona, questa volta però da protagonista e da numero uno, con l'incontro tra alcuni dirigenti della società e lo stesso Mourinho che sembrava avesse portato una lista della squadra che sarebbe stato sotto la sua guida, ecco che con un colpo di scena inaspettato il presidente Laporta annuncia la "promozione" dal Barça B di Pep Guardiola e Mou resta a bocca asciutta, ma solo per poco visto che complice l'addio di Mancini, l'Inter di Moratti sta cercando il tecnico per la svolta in Europa e quel tecnico ancora una volta, come avvenne per Abramovich al Chelsea, viene individuato in Mourinho che in una calda giornata di Luglio in quel di Appiano Gentile ci fa sapere che lui "non è un pirla" e comincia così a conquistarsi le prime pagine dei giornali sportivi italiani. La storia recente parla di un Mourinho stanco però dell'Italia, dei suoi arbitri e forse chissà anche del suo campionato così poco adatto a un personaggio come Mou, e mentre corsaro nel "suo" Stamford Bridge elimina il Chelsea del nemico Ancelotti e si fa rimpiangere da tifosi, giocatori e stampa inglese già si parla di un suo addio per fine stagione alla volta di Madrid, sponda Real ovviamente, per una squadra che più ricca non si può. Il futuro dello Special One non è ancora tanto chiaro ma fatto sta che ha già conquistato più prime pagine lui che star conclamate come Ibra, Kakà ed Eto'o e se, dopo aver riportato a vittorie importanti squadre come Porto e Chelsea, riuscisse anche a riportare sul tetto d'Europa l'Inter potremmo davvero dire che quelle prime pagine e quelle che verranno se le merita tutte e che in fondo, e anche chi lo odia o non lo sopporta dovrà ammetterlo, è davvero uno Special One.

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